Ho da poco tempo frequentato un corso di formazione organizzato dall'ISTAT e rivolto a chi, come me, nel prossimo mese si dedicherà all'attività di rilevatore per una ricerca commissionata ad ogni nazione dalla Comunità Europea.
Il progetto, al di là del tema oggetto di indagine che potrebbe essere considerato più o meno interessante, ha una sua importanza, una sua ragion d'essere, una dignità ma soprattutto ha alle spalle un duro lavoro svolto dai ricercatori in fase di progettazione, prova e revisione del questionario.
Qualunque domanda e qualunque tipo di alternativa di risposta proposte, qualsiasi tipo di indicazioni date al rilevatore su come o cosa leggere delle informazioni indicate, hanno un loro perché. Non sono stati inseriti per caso.
Ci sono inoltre tutta una serie di regole sul comportamento in caso di intervista con questionario che il rilevatore dovrebbe rigorosamente rispettare per non compromettere la qualità del dato.
Oltre a ciò, sarebbe auspicabile che questi comprenda a pieno quali sono le finalità della ricerca e qual'è il significato che il ricercatore attribuisce alle varie domande e/o sezioni del questionario in modo tale che ci sia una univocità di interpretazione che potrà essere trasmessa dall'intervistatore all'intervistato nel caso in cui quest'ultimo chieda chiarimenti.
Tutto questo potrebbe essere "recepito" e appreso in maniera sufficiente durante un corso di formazione di così poche ore - nel caso in cui non si tratti di nozioni già acquisite - solo se il discente è effettivamente interessato e motivato a svolgere al meglio il proprio lavoro. Altrimenti potrebbe banalizzare il suo compito e compromettere la rilevazione. Come? Non leggendo le domande per intero e nel modo in cui sono state scritte; non enunciando tutte le alternative di risposta proposte; saltando a piè pari una domanda solo perché si pensa di poter rispondere per l'intervistato o addirittura perché si pensa che "l'intervistato potrebbe pensare che questa domanda è banale perciò io non la pongo..." (E vi assicuro che durante il corso ho sentito cose anche peggiori... Poi mi inacidisco e faccio un casino visto che io credo fermamente nella ricerca sociale e mi imbestialisco se c'è chi la maltratta. E qui chiudo altrimenti la cosa potrebbe degenerare e potrei passarmene con gli insulti!).
Perciò, se è vero che un corso di formazione come quello di cui ho parlato può fornire le indicazioni generali per svolgere bene il compito di rilevatore, è pur vero che solo chi ha frequentato un corso di laurea in sociologia e, in particolare, ha studiato metodologia e tecnica della ricerca sociale, può veramente conoscere e sentire il peso della responsabilità di una buona rilevazione.
Perciò, è vero che ogni persona è a se e che conta la serietà con cui le cose si fanno, però noi studenti di sociologia dovremmo essere largamente preferiti quando si fanno le selezioni per questo genere di lavoro.
