mercoledì 7 marzo 2012

Punti di vista...

"Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva." dal film L'Attimo Fuggente

È da un po’ di tempo che rifletto sull’idea di creare un blog.
Il bisogno di pormi domande e di provare a darmi risposte su quanto succede nel mondo circostante, di avere una mia opinione sulle cose o di riflettere sugli argomenti più disparati sono frutto di un mix tra caratteristiche personali innate ed altre acquisite nel corso della vita, soprattutto durante il mio percorso di studi sociologici.
Tuttavia, nessuno degli argomenti su cui fino a questo momento avevo appuntato delle note mi sembrava degno di essere “il primo”. Non era mai scattata in me quella scintilla che dà la carica per intraprendere un nuovo percorso. Mai. Fino all’altra sera, quando sono andata al cinema con mia sorella a vedere Paradiso Amaro.
Un film in cui George Clooney, uomo che ha una visione ben precisa della vita e del denaro e che sulla base delle proprie convinzioni ha improntato i suoi ruoli di marito e di padre, si trova improvvisamente a vivere il dramma della perdita della moglie. Come è successo ad ognuno di noi almeno una volta nella vita, Matt King (Clooney nel film) si trova ad ammettere i propri errori quando ormai è troppo tardi, a promettere a sé stesso e alla moglie morente di cambiare e di migliorare se solo gli venisse concessa una seconda possibilità. Insomma, quel senno di poi che accompagna tutti quando si vivono tragedie più o meno grandi. Ma non finisce qui, perché proprio quando si sente pronto ad imparare dai propri errori e a cambiare King riceve due brutte notizie. La prima è che il coma della moglie è irreversibile e che, per volontà della stessa, le macchine che la tengono in vita saranno staccate. La seconda è che quella moglie che lui aveva sempre conosciuto come amorevole e perfetta, e nei confronti della quale si sente in debito, in realtà lo tradiva e stava per chiedere il divorzio. Da qui il duplice dramma: da un lato il dolore per il lutto imminente, per la consapevolezza di perdere la persona amata (nonostante il tempo e gli episodi della vita avessero affievolito il sentimento rendendo il rapporto più che altro un'abitudine); dall’altro l’irritazione per il tradimento, la frustrazione per l’impossibilità di avere un confronto con la moglie e di ricevere da parte sua le risposte a tutte le domande che la nuova scoperta inevitabilmente pone, la rabbia di dover dire addio a qualcuno che pensavi di conoscere ma che – in realtà – scopri di non conoscere affatto.
Un film profondo, drammatico e ironico allo stesso tempo, che offrirebbe molti spunti di riflessione. Ovviamente non posso svilupparli tutti in questa occasione, ma spero non ne mancheranno altre per ritornare a citare questa pellicola.
Quello a cui oggi mi voglio rifare è che Paradiso Amaro è uno di quei film in cui i dialoghi non hanno il ruolo di esaurire tutte le argomentazioni. Al contrario. Come molti film profondi, infatti, viene lasciato allo spettatore il compito di scavare nella storia, di capire i personaggi anche nei gesti, di andare al di là delle ovvietà, di interpretare l’universo immenso che può celarsi dietro ad una semplice frase o ad un'espressione. Ma si tratta di un’impresa tutt’altro che facile. Perché? Beh, innanzi tutto perché non tutti possiedono quella sensibilità tale da consentire di mettersi nei panni degli altri. È molto più facile – anche se non sempre questo garantisce la riuscita dell’impresa! – quando le cose vengono dette chiaramente, senza troppi sottintesi e senza il bisogno di fare quello sforzo cognitivo in più per capire l’altro. In secondo luogo perché si tende a valutare con due pesi diversi sé stessi e gli altri e a vivere con empatia solo chi ha un'esperienza simile alla nostra. In ultimo perché si è portati a prendere per vero e ad attribuire una valenza di significatività solo alle cose che diamo per certo, che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che fanno parte della nostra storia personale. Insomma è difficile (ma non per questo impossibile) prescindere da quella soggettività che caratterizza il vissuto di ognuno.
Il corso di studi in sociologia mi ha insegnato proprio questo: a spogliarmi da ogni giudizio di valore e a guardare ad ogni singolo fatto da prospettive diverse, in modo da poter dare una valutazione oggettiva ed obiettiva di quello che vedo. E a non pensare che ciò che non è esplicito, manifesto, dal mio punto di vista allora non esiste!

5 commenti:

  1. Che dire.....prima cosa sono orgogliosa della mia sorellina, si perché a scrivere questo è stata proprio mia sorella!!! Poi vorrei dire che il film l'attimo fuggente è uno dei miei preferiti e mi ha fatto piacere che sia stato citato, tra l'altro con una delle sue frasi migliori. Poi sono d'accordo con te quando dici che non tutti abbiamo la stessa sensibilità d'animo, purtroppo è una virtù di pochi, ma è anche una dette tue migliori doti che fanno di te la donna stupenda che sei diventata non che la sorella migliore che ci sia. TI VOGLIO BENE!!!! In bocca al lupo in questa tua nuova impresa! Sara

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  2. Il film a me è piaciuto molto, lo trovo completo nel modo di affrontare le tematiche trattate pur lasciando appunto libera interpretazione allo spettatore. Purtroppo è stato criticato da alcuni, definendolo inconcludente e superficiale, credendo che il film non abbia scavato a fondo nell'animo dei protagonisti e non abbia dato risposte. Non potevi innaugurare il blog con un pezzo migliore, soprattutto a livello "tecnico". Complimenti!!

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  3. Non ho visto il film, e di certo non ci andrò presto, considerando che sarà una coltellata in pieno petto! Al di là dei giudizi, comunque, e basandomi solo sulla trama raccontata da te, ti dico che una soluzione giusta e una sbagliata non esistono, dipende tutto da chi, come, perché, e soprattutto quando.
    In bocca al lupo per il blog e scusa se ieri sera non ti ho detto niente, comunque l'avevo intravisto già da Twitter.
    Noemi
    P.S.: quel tipo sulla cattedra mi ricorda quando io, anni fa, in quarto superiore, spaccai un quaderno urlando impaurita durante un'interrogazione, perché il professore di cui non farò nomi me le stava promettendo, inca**ato nero, dopo che io, disconoscendo le funzioni, avevo detto "Queste cose, Prof, non ce le ha spiegate". Mi sa che esce un post su di lui... sì sì.
    Quanto CHIACCHIERO!
    Buon Blog, e linkami, va'!!!

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  4. Ragazzi vi ringrazio per i commenti perché sono stati ulteriore spunto di riflessione!
    Un grazie speciale va a mia sorella Sara e all'entusiasmo con cui accoglie tutte le volte ogni mia iniziativa!
    Per quanto riguarda S mi fa piacere che anche tu, come me, abbia apprezzato il film. Come in tutte le cose è normale che ci siano pareri discordanti. A differenza di alcuni critici ritengo che i personaggi avessero delle personalità ben distinte e delineate che, combinate tra loro, hanno consentito al film di trasmettere molti più contenuti di quanto in apparenza possa sembrare! Prendi ad esempio la figlia più piccola e alcune sue amicizie: non sono forse lo specchio della "perfidia" e della malizia che caratterizza molte ragazzine in fase adolescenziale (le amiche) e del bisogno di omologazione e di accettazione che attraversa le bambine meno popolari (la piccola King)?
    Per quanto riguarda Noemi, saresti stata fortunata ad avere un professore come Keating! Da quanto ne so, tuttavia, i due non sono neanche lontanamente paragonabili! :) Non so per quale motivo tu non abbia intenzione di vedere il film, ma ti ringrazio per la tua affermazione perché mi ha suscitato delle impressioni sul genere umano! Credo che sia giusto che ognuno di noi, nella vita, abbia le proprie convinzioni e le difenda. Il brutto viene quando ci impegnamo ostinatamente ad imporci dei paletti pensando in questo modo di fare un "dispetto" all'altro, senza accorgerci che il dispetto lo facciamo solo a noi stessi, autoprivandoci di alcune esperienze che invece potrebbero arricchirci.
    Vi ringrazio ancora per i commenti... E crepi il lupo! :)

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  5. Completo il commento di prima con un'affermazione che mi è venuta in mente proprio ora. Ancora più sbagliato è quando non facciamo qualcosa per paura del giudizio altrui. Anche se è inevitabile che la società e il parere altrui - specie nella contemporaneità - conti e ci influenzi. Su questo argomento tornerò in uno dei prossimi post!

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